mercoledì 15 aprile 2009

Il ponte sullo Stretto è antisismico, Reggio no.

Il ponte sullo stretto di Messina è quella grande chimera che da un secolo si agita sulle vite degli abitanti della provincia di Reggio e Messina, e che promette di risolvere il problema dei collegamenti tra Sicilia ed Italia insulare.

Anche volendo prescindere dai dubbi di sostenibilità, riguardanti la conservazione del patrimonio ambientale delle due sponde dello Stretto (si ricordi che i laghetti di Ganzirri verrebbero meno, ed anche la costa calabrese sarebbe ampimente modificata, in particolare a causa del prelievo e scarico di inerti), e volendo soprassedere sul fatto che il ponte è costruito per reggere ad una scossa sismica pari a quella del 1908 (e se la prossima fosse più forte?) forse oggi, in tempi di crisi economica e dopo il grave sisma in Abruzzo bisogna domandarsi soprattutto:il ponte sullo stretto di Messina E'UN'OPERA DAVVERO UTILE?

Infatti volendo supporre (ma va dimostrato!) che si sbaglino le "cassandre" che continuamente lanciano allarmi ambientali (con argomentazioni non peregrine, per la verità!), può anche darsi che effettivamente il ponte sia fattibile e sicuro. Ma IL PUNTO NON E' QUESTO.

Al di là della fattibilità progettuale infatti, sulla quale fin'ora si sono contentrate le critiche degli scettici a questa ennnesima "grande opera" (panem et circenses?), oggi infatti emergono con sempre maggiore nettezza i dubbi riguardanti l'utilità ed il beneficio economico del ponte.

Le domande che vanno poste in questo senso sono:

1) alla luce delle ultime vicende giuziarie che la vedono coinvolta (costruzioni di opere con cemento depotenzioato, senza considerare lo scandalo dello smaltimento rifiuti a Napoli), la ditta Impregilo è adatta a portare avanti il progetto del ponte, in un'area a grande intensità criminale e nella quale del resto è già scoppiata una volta una guerra di 'ndrangheta per accaparrarsi sulla costa calabrese i terreni sui quali dovrebbero sorgere i piloni del Ponte?
2) chi finanzierà l'opera?
3) chi costruirà l'opera? non si dimentichi che è PROVATO da innumerevoli inchieste giudiziarie (non ultima la famosa operazione Olympia) che dagli anni '70 l'attività principale dei clan della 'ndrangheta non è il pizzo o il sequestro, ma LA MOVIMENTAZIONE DI TERRA A SCOPO EDILIZIO E L'INFILTRAZIONE NEI CANTIERI ATTRAVERSO IL SUBAPPALTO;
4) il ponte sullo stretto, anche una volta ultimato, continuerà a necessitare di personale? (si tenga presente che il Golden Gate americano viene gestito in forma computerizzata, e necessita in tutto di una ventina di addetti);
5) quali saranno ed a chi andranno i ricavi del ponte?
6) alla luce dei flussi decrescenti da anni di persone e merci, il ponte è necessario? (gli studi sui quali si giustificava il beneficio economico del ponte, stimavano che in questi anni il flusso di persone e merci tra le sponde dello stretto sarebbe aumentato, invece diminuisce sempre di più)
7)il ponte sarà utile ai pendolari dello Stretto, che rappresentano il 50% di coloro i quali attraversano GIORNALMENTE il tratto di mare tra Reggio-Messina/ Villa san Giovanni-Messina e viceversa?
8) Le costruzioni pubbliche e private di Reggio e Messina, in caso di sisma, sono sicure come (forse) il Ponte?


Per rispondere a queste domande non è necessario essere dei tecnici o degli economisti: basta semplicemente dare un'occhiata al web ed alla tv, dove vari bravi giornalisti ed anche un paio di commissioni bicamerali d'inchiesta sul fenomeno mafioso si sono presi la briga di andare ad intervistare i responsabili della società Stretto di Messina, titolare e responsabile del progetto, oppure hanno approfondito il tema del rapporto tra criminalità e progetto del ponte.

Ecco una lista completa delle fonti, grazie alle quali ci si può creare un'idea abbastanza chiara della faccenda:

Puntata di exit del 12 marzo 2009

Mario Tozzi sul ponte di Messina a "linea notte" del tg3
"Report" sul Ponte dello Stretto

Andiamo adesso ad un punto davvero dolente, anzi, ad almeno due, sui quali invece voglio parlare chiaramente.

Il primo riguarda lo stato delle costruzioni di Reggio e Messina. Qualcuno si è mai preso la briga di controllare quante e quali sono quelle antisismiche, in città che per anni non hanno avuto piani regolatori, e nelle quali l'abusivismo edilizio è una piaga mai sanata, forse insanabile dopo 20 anni di condoni selvaggi?

Il secondo punto riguarda una certa tendenza assolutoria del giornalismo nostrano, che se dal un lato ritiene correttamente che non esiste una sufficiente consapevolezza del problema da parte delle popolazioni, d'altro canto afferma che "Se non parte dalla popolazione la voglia di mettersi al sicuro, non se la si può prendere, poi, sempre con le solite ’figure franche’: il Sindaco, il Presidente della Provincia, il Presidente della Regione, il Governo, la ’classe dirigente’ in genere sono facili bersagli in queste circostanze".

Allora. Vero è che una parte del controllo sulla sicurezza deve essere fatto anche dai proprietari, ma non si considera che non tutti hanno le competenze tecniche per capire se la propria casa è costruita con materiali scadenti o senza rispettare le norme antisismiche (come del resto è successo all'Aquila). Tra l'altro nel caso di Reggio, il problema non sono affatto le costruzioni che si stanno mettendo in piedi adesso, ma controllare la sicurezza e staticità di quelle già fatte e già abitate! spostare il focus sulla responsabilità dei comuni cittadini è solo un modo di assolvere chi ha incarichi pubblici.

A questo proposito, mi prendo l'onere e l'onore di fare ciò che il cronista autore dell'articolo non ha fatto, ovvero dare un'occhiata alla legge, e controllare quali sono le responsabilità degli amministratori locali che riguardano la sicurezza pubblica e la protezione civile.

La normativa si può desumere dall'analisi contestuale del dlgs 267/2000 (testo unico degli enti locali) e della dpr 380/2001, meglio conosciuto come "testo unico delle disposizioni òegislative e regolamentari inmateria edilizia".

Intanto, quali sono le funzioni del sindaco?

Questi ha intanto i compiti relativi alla coordinazione e direzione dei servizi di protezione civile. Inoltre a norma dell'art 12 della l. 265/1999, sono trasferite al Sindaco le competenze del Prefetto in materia di informazione della popolazione su situazioni di pericolo per calamità natuarali, di cui all'art 36 del dpr 06/02/1981, n 66.

Inoltre non va dimenticato che l'art.108 lett. c) n 3 del dlgs 112/1998 ha formalmente attribuito ai comuni le funzioni relative alla predisposizione, anche in forma associata, dei piani di emergenza e alla cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali.

Per quanto riguarda le normative edilizie, anche i neonati sanno che prima di costruire bisogna chiedere le necessarie autorizzazioni agli uffici tecnici del Comune, ed alla fine bisogna fare un collaudo.

Infatti l'art. 2,4 stabilisce intanto che "I comuni, nell'ambito della propria autonomia statutaria e normativa di cui all'art. 3 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, disciplinano l'attivita' edilizia."

L'art 103.1 dello stesso TU stabilisce che "Nelle localita' di cui all'articolo 61 e in quelle sismiche di cui all'articolo 83 gli ufficiali di polizia giudiziaria, gli ingegneri e geometri degli uffici tecnici delle amministrazioni statali e degli uffici tecnici regionali, provinciali e comunali, le guardie doganali e forestali, gli ufficiali e sottufficiali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e in generale tutti gli agenti giurati a servizio dello Stato, delle province e dei comuni sono tenuti ad accertare che chiunque inizi costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni sia in possesso dell'autorizzazione rilasciata dal competente ufficio tecnico della regione".
Al comma 2 viene inoltre specificato che "I funzionari di detto ufficio debbono altresi' accertare se le costruzioni, le riparazioni e ricostruzioni procedano in conformita' delle presenti norme".

Da questo evidentemente si evince che i cittadini, se non per la loro personale sicurezza ed appunto, a titolo meramente personale, non hanno responsabilità relative al controllo della staticità, nemmeno dei propri edifici privati. I controlli devono essere fatti dagli enti locali.

Quindi smettiamola di non cercare le responsabilità di chi ci governa: ne hanno, e come probabilmente vedremo presto a L'Aquila, se non agiscono, dopo pagano. Evitiamo queste superficialità, per rispetto alla nostra storia cittadina, fatta di lutti a causa dei terremoti e fatta di una situazione indecente che riguarda la sicurezza degli edifici. non a detta mia, ma di vari esperti tra i quali anche Mario Tozzi.

Più serio sarebbe domandare, ma approfonditamente, al sindaco ed alle autorità interessate cosa stanno facendo per controllare lo stato delle strutture, pubbliche e private (in costruzione) in città.